Giostre Medievali e Rievocazioni Storiche d’Italia
Rievocazioni storiche e giostre medievali: caratteristiche della nostra identità
L’Italia è nota per le sue giostre medievali, nella bella stagione che sta volgendo al termine, in molte realtà cittadine, si è tornati a programmare e realizzare quelle rievocazioni storiche che sono tanto apprezzate e caratteristiche dell’identità europea.
Tra queste sicuramente sono molto suggestive le tante che culminano con giostre cavalleresche o comunque varie forme di esibizione di destrezza da parte di binomi formati da un cavallo ed un abile cavaliere.
L’origine militare delle giostre medievali
È noto come, aldilà dell’immaginario dei tornei in cui gareggiavano i nobili, molte di queste giostre medievali fossero nate in seno a quegli esercizi preparatori all’arte militare che nel medioevo coinvolgevano ed interessavano un certo numero di uomini di altri ceti, che anche in tal modo, testavano la loro capacità nel difendere la propria comunità.
Vediamone alcune in particolare, nelle quali possiamo rintracciare delle peculiari connessioni con l’arte bellica.
Due forme di giochi in cui mostrare abilità in sella ad un cavallo erano ad esempio la cosiddetta Quintana e le giostre all’anello.
La prima in genere si riferisce ad una gara in cui un cavaliere lanciato al galoppo cerca di colpire con una lancia una sorta di fantoccio, che in alcuni casi, come ad Arezzo, rappresentava un saraceno, mentre nelle corse all’anello, i cavalieri devono centrare, sempre con una lancia appuntita, una serie di anelli sfidandosi sia in precisione che in velocità.
Quintana e corsa all’anello, come si evince dagli antichi statuti conservati negli archivi di molti di quei floridi e liberi comuni del medioevo, spesso erano comunque entrambe presenti in una stessa realtà, una di seguito all’altra, in occasioni festive importanti e solennità religiose, come ad esempio in onore del santo patrono.
Le giostre medievali più famose d’Italia – differenze e analogie
Tale compresenza è ancora oggi testimoniata in alcune importanti rievocazioni storiche dell’Italia centrale come Foligno, dove si corre all’anello pur avendo il titolo di quintana.
In effetti però, a Foligno, gli anelli da infilare sono appesi sotto il braccio disteso di una statua che rappresenta il dio Marte.
Ad Ascoli Piceno invece, lo scopo è colpire in vari assalti il bersaglio posto sullo scudo tenuto dal braccio di un fantoccio rappresentante un “moro”. Così a Faenza dove si corre il palio del Niballo nel quale i contendenti si sfidano, partendo da direzioni opposte, a chi colpisce prima un bersaglio posizionato sulle braccia tese della consueta rappresentazione di un guerriero nemico. Simile anche la Giostra dell’Orso di Pistoia, in onore di San Jacopo, dove i fantini devono colpire un bersaglio che rappresenta lo stemma della città.
Anche nella Giostra cavalleresca di Sulmona, si affrontano due sfidanti per volta, l’un contro l’altro, ma in una corsa all’anello. O ancora nella Giostra di Valfabbrica, in Umbria, i cavalieri si sfidano in tornate sia di anello che di quintana.
A Narni, la rievocazione prende proprio il nome di Corsa all’Anello, indicandone chiaramente la tipologia di giostra, ed anche in questo caso si rivela particolarmente avvincente proprio perché si affrontano di volta in volta due cavalieri in una gara che è contemporaneamente influenzata sia dalla mira nell’infilzare l’anello con la lancia che dalla velocità che può far la differenza per la vittoria finale.
Le lance della Corsa all’Anello di Narni
Da notare che la misura delle lance utilizzate nella più che cinquantennale riproposizione in chiave moderna della Corsa all’Anello di Narni, sia di circa tre metri di lunghezza. Questa misura risulta essere molto simile a quelle utilizzate dalla cavalleria del basso medioevo, come si può ricavare da fonti scritte ed iconografiche dell’Italia centro-settentrionale dalla metà del XIII secolo in avanti. Arrivavano infatti a tale lunghezza per competere con le micidiali lance lunghe che si stavano diffondendo tra le fanterie dell’epoca, che proprio per opporsi ai cavalieri, superavano anche i cinque metri.
Proprio a Narni, gli statuti medievali, ci raccontano che oltre alla corsa all’anello si svolgeva anche un palio, ossia una corsa di velocità su un percorso che dalla periferia portava verso il centro.
La differenza con i palii
Non meno diffusi infatti erano i palii, vere e proprie gare di velocità a cavallo, in alcuni casi anche asini e bufali, così denominate perché il premio per il cavaliere che vinceva, era un pregiato drappo di stoffa, il palio o pallio appunto. Erano anche eventi molto coinvolgenti per la popolazione e davvero molto comuni, ma comunque in corrispondenza di celebrazioni per il Santo patrono o altri momenti importanti delle rispettive comunità, come le fiere, le varie festività o particolari eventi eccezionali anche di natura politica. Talvolta si correva anche per motivi ludici e per celebrare vittorie in battaglia e in tal caso anche irridere l’avversario, magari correndo intorno alle mura di una città assediata.
Tra quelli che si disputano oggi, il più famoso è ovviamente il palio di Siena, conquistatosi un ruolo di riferimento del genere, per l’attaccamento ed investimenti in senso lato della sua comunità ed anche per la sua lunghissima continuità storica. Nel circuito dei giochi storici ce ne sono molte di queste corse, tra i quali il palio di Asti, di Ferrara, di Legnano e tanti altri disseminati in varie regioni d’Italia.
Gli statuti regolavano le giostre medievali
Sempre negli statuti narnesi (libro primo, capitoli IV e V) così come in altri comuni, troviamo diversi dettagli di come dovevano svolgersi queste gare, delle autorità istituzionali che sovrintendevano al loro svolgimento ed in particolare sia il vicario che il responsabile della milizia. Vi sono descritti il valore sia dei pali che degli anelli d’argento così come il fatto che dovessero essere esclusi cavalli usati per lavoro e quindi non adatti alle corse e diverse altre norme.
Terzieri, sestieri, contrade, rioni…tutti contro tutti!
Rilevante anche il fatto che in molte di queste esibizioni i partecipanti erano divisi per appartenenza a distinte parti delle città, denominate di volta in volta terzieri, sestieri, contrade, borghi, brigate, rioni; ciò ci riporta allo scontrarsi tra fazioni che era molto tipico sia dell’organizzazione militare che anche indicativo di uno spiccato spirito corporativo di quei tempi.
Questo suddividersi in schiere lo troviamo sia per queste corse e giostre medievali a cavallo che per altre forme di giochi più o meno legati ad esercizi militari, come le popolari “battagliole” e le più solenni “armeggerie” a cavallo; attività di natura molto diversa sia per le occasioni in cui si svolgevano che per la diversità di ceti sociali che ne prendevano parte, ma entrambe strettamente legate alle realtà urbane. Forme che via via si affievoliranno verso la fine del medioevo, perché spesso troppo cruente e per il cambiamento dell’arte bellica avviato con le compagnie di ventura.
Ora molte di queste giostre medievali giunte in vario modo quindi ai nostri giorni, magari in forma di commemorazione o di rievocazione storica, diventano occasione in cui riconoscere l’identità di un territorio, fare aggregazione e divertimento, producendo contemporaneamente cultura e turismo e di conseguenza economia e valorizzazione in senso lato.
Marco Matticari
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I RACCONTI DELLE PERGAMENE – Approfondimenti di storia medievale
GIOSTRE, QUINTANE, PALII E RIEVOCAZIONI STORICHE NEL ‘900 – di Roberto Parnetti
Bibliografia:
Statuta Illustrissimae Civitatis Narniae
Duccio Balestracci , La Festa in armi
Aldo A. Settia, I mezzi della guerra
Bruno Marone, Esercizi ed abilità militari in La Corsa all’Anello di Narni