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La birra in Europa nel medioevo ( Parte 2 )

La birra in Europa nel medioevo

La birra in Europa nel medioevo

Dalla Cervogia alla Ale:  la birra nell’Europa medievale

La birra in Britannia nel Medioevo

Anche in Britannia nel Medioevo si preparava birra di orzo, aromatizzata con rosmarino e verbena,  ed i conquistatori Romani la bevevano volentieri, una volta che le scorte del loro vino si fossero purtroppo trasformate in un imbevibile aceto… 

I Britanni che volevano vendere la propria birra piantavano davanti alle loro case un palo con dell’edera, per segnalare che erano disponibili al commercio (l’uso ricorda quello della Frasca delle nostre Taverne medievali e moderne) oppure semplicemente per avvisare  i passanti della possibilità di bere birra fresca nel luogo. 

Anche in Inghilterra la birra veniva prodotta e bevuta in grandissime quantità, ma il popolo consumava birra pura solo nelle grandi occasioni; per il resto dell’anno doveva accontentarsi di una birra leggera, ricavata dagli scarti dell’orzo.

Ad ogni contea la sua birra

In ogni contea si produceva un tipo di birra diverso, ed ogni produttore vantava la miglior birra dell’impero, anche se tradizionalmente la migliore era considerata quella del Wessex, nel sud-ovest del regno.

Storicamente i re anglosassoni commemoravano i loro morti in battaglia con lunghi e fastosi banchetti (come ci testimoniano documenti medievali, dal carme Eddico in poi), durante i quali i nomi dei caduti venivano salutati con lunghi brindisi a base di birra. 

Grendel: un mostro che uccideva chi beveva troppa birra

Nel celebre epos anglosassone Beowulf,  l’eroe affronta il  mostro Grendel – che era solito uccidere e mangiare i commensali dei banchetti proprio perchè questi si attardavano troppo a bere. Anche Beowulf  è un grande bevitore di  birra, ma l’eroe ha il dono di non ubriacarsi, mentre gli uomini della sua squadra cadono uno dopo l’altro a terra ubriachi. Ovviamente il malvagio Grendel avrà gioco facile con loro, e così il povero Beowulf sarà costretto a combattere da solo e vincere, uccidendo infine l’odiato mostro. 

Anche in Inghilterra però – come in Germania –  la birra veniva aromatizzata con le spezie più diverse, così, già nel 1200, si scrive il codice di Hywel Dda, con il quale si dettano regole di produzione e di mercato, stabilendo pesanti sanzioni per i contravventori.

Soltanto dopo il 1400 però  comincerà la vera produzione industriale, ed il consumo aumenterà, e quindi nel 1454 Enrico IV concede la prima patente di fabbricazione della storia inglese, alla Brewers’ Company (Corporazione birraria).

Come si sviluppa la storia della birra nel medioevo italiano?  

Anche in  Italia – malgrado la prevalenza storica del vino – alcune popolazioni sub alpine sono contagiate dalla bevanda “barbara”, e forse la prima città dove venne prodotta localmente della birra fu Pavia, essendo capitale longobarda sin dal V° secolo.  Poi furono gli stessi conquistatori longobardi ad insegnare la lavorazione ai locali, forse dopo aver esaurito le loro scorte originali. 

Ma quelle prime produzioni durarono probabilmente solo per il tempo del  dominio longobardo.

Un grande sviluppo al consumo ed alla produzione della bionda bevanda in Italia è invece legato all’imperatore Federico Barbarossa: con lui infatti arriva in Italia la birra vera, quella prodotta dai tedeschi. Tra gli italiani però il consumo di birra stenta a crescere, poiché la bevanda é idealmente collegata al nordico invasore, quindi guardata con sospetto, se non con vero rancore.

La birra del frate

I frati dei conventi invece attribuiscono alla birra poteri medicinali, e quasi ogni Abbazia in Italia produce la sua birra nel medioevo, spesso tramandandone l’uso sino ai nostri giorni.  Ma la birra non viene ancora considerata vera bevanda da tavola, visto che prevalentemente viene ancora  somministrata ai convalescenti come ricostituente, o alle partorienti per produrre più latte, oppure  per lenire altri mali… 

E’ comunque una birra forte, densa, corposa, carica di zuccheri e proteine. Le famose birre d’Abbazia belghe ne conservano tuttora la memoria storica.

Dalla Dea Cerere alla “Cervesa”

Il nome stesso che in Italia si attribuisce alla birra è diverso: Cervogia, (la cui eco oggi resta nel suo nome spagnolo, Cerveza) con probabile derivazione da “cereale”che risale a sua volta da Cerere, la dea romana del raccolto e delle messi, del grano e dell’orzo, la Grande Madre della Terra dalla quale scaturisce la vita.

D’altronde anche nella lingua italiana la birra viene spesso accostata alla vita ed alla “salute” – pensiamo al celebre “Chi beve birra, campa cent’anni”, ma la tradizione letteraria che associa birra e benessere non può che essere profondamente legata alle due lingue madri della bevanda: l’inglese ed  il tedesco infatti abbondano di aforismi e proverbi sull’argomento. Ne vogliamo citare – per concludere questo brevissimo excursus – due, dai personaggi forse più eminenti delle due culture:

Chi beve birra, si addormenta presto; colui che dorme a lungo, non pecca; chi non pecca, entra in Paradiso. Dunque, beviamo birra!” (Martin Lutero)

Una pinta di birra è un pasto da re.” (William Shakespeare).

Fabio Ronci

LEGGI ANCHE: “La birra in Europa nel Medioevo – parte I”
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